martedì 27 dicembre 2011

A Christmas Carole.

Questa è la storia epica di un giovane operaio in una fabbrica di pneumatici, con le orecchie a sventola e i denti storti, ed una ragazzetta formosa e bellina, che si ritrova catapultata, dalla sua anonima cittadina dell'Indiana, nientepopodimenoche a Los Angeles.

E' il 1921. Lui ha 20 anni, lei appena 12.

Mentre lui si lancia all'avventura con una compagnia itinerante, attrezzandosi a fare qualsiasi mestiere per mantenersi, lei gira il suo primo film, "A Perfect Crime".
Lui sposa una più matura proprietaria di compagnia teatrale che gli insegna le buone maniere, lei incontra un regista che farà di lei una disinibita "Bellezza al bagno" e una saporita attrice comica.




Fra matrimoni e divorzi, operazioni di chirurgia estetica e torte in faccia, le carriere dei due procedono parallele, fino ad incontrarsi, in un bacio freddo e insipido quanto un semolino lasciato in frigo dal giorno prima, nel film "No Man of Her Own". E' il 1932 e fra i due non succede un benemerito niente.

Ma galeotto fu il ballo.

La donna, diventata una fra le più belle ed affascinanti attrici di tutti i tempi, se la cava niente male in materia.
Dal Charleston trasgressivo degli inizi, era passata a padroneggiare i più carichi e sensuali passi del Bolero e della Rumba.



Così, quando i due si incontrano un sabato sera di gennaio del 1936, al White Mayfair Ball, ballano insieme quasi tutta la sera, litigando per quel che ne resta. Pare che l'intrigato Clark Gable (non l'avevo ancora detto? Sì, stiamo parlando di Clark Gable) avesse preso un velatissimo due di picche e fosse tornato nella sua stanza d'albergo, solo, frustrato, e un pelino colpito nell'orgoglio.



Ma codesta dotatissima donna, che evidentemente sapeva come giocare le sue carte, fece piazzare dal valletto dell'hotel una coppia di colombe bianche svolazzanti a far sorridere il bel Gable al risveglio.
Pace fatta.
Due settimane dopo, nuova festa, nuovi balli, nuova scenata dei due, l'una esce sbattendo la porta, lui la rincorre sbraitando, fanno pace giocando a tennis in vestito di gala, e solo al match point (era ora) lei le getta le braccia al collo e lo bacia.


Ricapitolando: due di picche a Clark Gable, regalo rappacificatore a Clark Gable, parolacce a Clark Gable, bacio di propria iniziativa a Clark Gable.
La diva, insomma, è dotata di attributi notevoli.

Questa eroina romantica e determinata risponde al nome di Carole Lombard.



"These days a girl has to be modern or else be a wallflower."
(Di questi tempi una ragazza o è moderna, o è tappezzeria)



I due si corteggiano e frequentano per molti mesi, nel 1938 lei lo aiuta a preparare la scena di ballo del film "Idiot's delight".


Non sappiamo se, senza l'aiuto di Carole, Clark avrebbe fatto una figura barbina, ma tant'é che... Amore fu.

Oltre ogni fantasia partoribile dal più ardito sceneggiatore (che so, uno che si inventi di un aereo che si schianta su un'isola dove niente e nessuno sono quello che sembrano in una allegoria di spazio/tempo, vita/morte, peccato/redenzione... una cosa così), Gable pretende un sacco di soldi per fare un film che non vuole fare per poter divorziare dalla moglie, e durante una pausa di un paio di giorni dalle riprese di quello stesso film i due fanno la Fuga d'amore. Ma mica mentre giravano un filmetto a caso, no, questi corrono a sposarsi NEL MEZZO DELLE RIPRESE DI "VIA COL VENTO".
L'unico invitato alle nozze è l'agente di Clark che si sono portati dietro a fare da testimone, e il ricevimento di una fra le coppie più sensazionalmente romantiche della storia di Hollywood consiste in panini e caffé consumati in macchina.

I due sono felici, vivono insieme in un ranch fra cavalli e oche, sono belli, intelligenti, di successo e innamorati.



Se questo fosse un post natalizio in piena regola dovrebbe fermarsi qui.

-_-


La verità è che proprio sotto il Natale di 70 anni or sono, gli Stati Uniti entrano in guerra, Carole ha appena finito le riprese di un film satirico sul nazismo ("To Be or Not to Be", im-per-di-bi-le), e subito parte in un viaggio per l'intero paese a vendere bond di Stato per sostenere lo sforzo bellico.
Si narra che in una manciata di giorni abbia racimolato una cifra vicina ai 2 milioni di dollari, e fosse pronta, una sera di mezzo gennaio del 1942, a tornare a casa.
Si narra che l'addetto stampa della MGM con cui doveva rientrare tentò di convincerla a prendere il treno, ma lei, ansiosa di tornare fra le braccia dell'amato marito, propose un lancio della moneta, e si narra che la moneta avesse decretato di prendere l'aereo.
E l'aereo presero, lei, sua madre, l'agente, e quindici militari che rientravano alla loro base. Tutti persero la vita nel pauroso incidente di volo di quella sera.
Nessuna spiaggia hawaiana per loro, ma il profilo aspro e coperto di neve delle montagne del Nevada, che resero impossibile l'arrivo dei soccorritori per molte ore, mentre il povero Re di Hollywood che veniva dalle fabbriche e dai carrozzoni cercava inutilmente di raggiungere a piedi i resti dell'unica donna che gli avesse mai tenuto testa.
Chiunque conoscesse Clark Gable diceva che dopo la morte di Carole non fu mai più lo stesso.
Che i matrimoni, la ripresa della carriera, il figlio in arrivo non furono che un pallido cerotto su una ferita che non seppe rimarginarsi, tanto che, alla sua morte, fu accanto a lei, a Carole, che venne sepolto.





Buon Natale, Lindy Hoppers, che le sale da ballo, la Rumba, la passione e le follie d'amore accompagnino il vostro fine 2011, e che, amici miei, a gennaio 2012, Trenitalia ricominci a costar meno di Ryanair.


































Lindynerd.

mercoledì 30 novembre 2011

OPEN SPACE

Con questo post inauguriamo lo spazio che RLH vuole essere, un luogo aperto dove ogni appassionato di Lindy Hop e dintorni possa condividere le sue esperienze e conoscenze con gli altri.

-> Per la pubblicazione basta inviare il testo all'indirizzo email
romanlindyhoppers@gmail.com

Questo di seguito è stato scritto da Ilario sulla bacheca del gruppo su Facebook, e lo ripubblichiamo volentieri qui.
In attesa di nuovi contributi... buona lettura.

"Agosto 2010, mi trovavo a Eause, una piccola cittadina in provincia di Tolouse.
Che settimana ragazzi! Il summer camp organizzato da Studio Hop è uno dei festival che ricordo con più piacere. Mi sono divertito tantissimo! Musica fantastica e tanta gente spensierata che conviveva a ritmo di musica, sembrava di essere in una grande famiglia.
Non è stato solo un intensivo di ballo, è stata un'esperienza di vita.
Il Lindy Hop è questo: vita, vita vissuta a pieno! Chiunque l'abbia provato e ci sia dentro sa di cosa parlo. Dietro questo ballo c'è un vero e proprio movimento culturale che accomuna la gente, che crea unione, che regala il sorriso anche nei momenti più duri della nostra vita. Ogni workshop a cui ho partecipato mi ha regalato nuove fantastiche esperienze.

Ora fremo pensando che tra pochi giorni inizia un'altra grande avventura, proprio qui a Roma, con lo Shout Sister Shout (sicuramente sarà un successo come l'anno scorso: ringrazio Silvia e gli altri organizzatori).
Ho iniziato a scrivere riferendomi al summer camp del 2010 semplicemente per raccontarvi un piccolo ricordo che è riaffiorato alla mia mente vedendo il post relativo alla grande sfida tra Chick Webb e Count Basie (complimenti a Mario che lo ha pubblicato).
Era una calda notte d'estate, c'era un meraviglioso cielo stellato e io non riuscivo a smettere di ballare; la musica era veramente coinvolgente, suonavano i "Magic Shookheads"; ero incantato dalla passione con cui quei musicisti accendevano le nostre nottate e da come si divertivano a vederci ballare.



Il giorno dopo a pranzo mi ritrovai a chiacchierare con il sassofonista, gli feci i miei complimenti e lo ringraziai per il regalo della notte precedente, quando lo avevo sentito improvvisare e disegnare con le note qualcosa di inspiegabile, totalmente irrazionale, potente e pieno di energia. Mentre faceva quel pezzo gli si leggeva sul volto l'emozione.
Gli chiesi da dove aveva tratto l'ispirazione.
La sua risposta mi aprì le porte verso un nuovo mondo: "Dai sorrisi dei ballerini! Ci sono momenti, quando sono in mezzo a tutta quella gente che si diverte, in cui mi sento di poter esprimere le loro emozioni, mi piacciono le figure che il movimento dei loro corpi disegnano, sento un brivido e quel brivido cerco di infilarlo nel mio sax."
Giusto il giorno prima avevamo fatto una lezione di musicalità in cui ci avevano spiegato quanto sia importante sentire e seguire la musica, cercando di rappresentarne la sua energia e ciò che essa provoca in noi. A questo punto, di fronte a questo gioco di creazione continua, la mia passione per questo ballo non aveva più limiti.
Musicisti e ballerini per qualche ora volano insieme, in un'atmosfera in cui si respira solo gioia e felicità.
PIÙ PERSONE CI SONO E PIÙ CI SI DIVERTE.
LINDY HOP È PRIMA DI OGNI ALTRA COSA UN MOVIMENTO SOCIALE.
Il ballo non é solo un insieme di passi eseguiti a ritmo, ma molto di piú. Si puó leggere la musica e rappresentarla, esprimere la sua energia, mostrare la sua gioia e a volte anche la sua tristezza, la sua ironia, si può giocare tanto con lei e ci si diverte da pazzi. I passi sono solo il mezzo attraverso cui il corpo dei ballerini può rendere reali le fantasie dei musicisti.
Sulle piste da ballo la musica prende vita, si possono leggere le note di ogni strumento.



Le mani e le bocche degli artisti si muovono... escono dagli strumenti, vibrano nell'aria, prendono corpo sulle piste, sono note... ora sono corpi che si muovono connettendosi tra loro alla perfezione e creando quelle forme e situazioni che la musica suggerisce alla mente in quell’istante.
È un po' come in un’opera di teatro in cui non ci sono parole, tutto il messaggio è trasmesso attraverso l’espressione corporale. I musicisti, felici persi nei loro sogni, grazie ai ballerini possono visualizzare quello che prima era nella loro mente e a volte si stupiscono, vedono qualcosa di nuovo, non proprio come lo avevano immaginato e allora hanno una nuova ispirazione...ecco si inizia di nuovo a creare, la musica cambia e si ricomincia.
Questa magia è possibile solo se la gente si diverte!
Dunque Lindy Hoppers: abbandonatevi alla musica, ballate finchè non sarete esausti ma soprattutto... DIVERTITEVI!

Ilario Ritacco :-) "


martedì 8 novembre 2011

Everybody else is doing it
so why can't we?



Ovvero, in rete impazzano i Blog Candy, o Giveaway, e noi di RLH, che, pur con testa e piedi sempre immersi in un'altra epoca, siamo super fighi al passo coi tempi, potremmo mai essere da meno?


Tuttaltro, siamo dunque qui per presentarvi il nostro primo, ineguagliabile, inarrivabile, insuperabile...


SWINGAWAY!!!

Le regole per partecipare a questo gioco gratuito sono semplici, ma vanno rispettate alla lettera!

Innanzitutto, in quanto ROMAN Lindy Hoppers, per partecipare dovete essere di Roma, o quantomeno bazzicarla, essere del giro, farci una capatina ogni tanto, insomma.

Poi, se avete un profilo Facebook, troverete in questa pagina tutte le istruzioni.

Se proprio non state su Facebook, e non avete intenzione nell'immediato futuro di aprirvi un profilo, per voi, ma SOLO per voi, le regole sono le seguenti:

1) Scrivere un commento *di senso compiuto* ad ogni post di questo BLOG (è facile, sono due).

2) Commentare questo post con "Partecipo, condivido, triplo step" e aggiungere un argomento Lindyhopperistico che vorreste vedere trattato sul BLOG. Inserite sempre un indirizzo e-mail al quale rintracciarvi per la vincita.

3) Condividere per quanto potete questo SwingAway fra persone che non vi partecipino già: potete usare Twitter, Google+, un'e-mail, o anche fare una cara vecchia telefonata. Poiché queste ultime condivisioni non possono essere da noi verificate (ma confidiamo nel fatto che se vi ostinate a non stare su Facebook all'alba del 2012 siete persone lungimiranti e assennate), ci fidiamo.

4) Opzionale: potete postare un secondo commento, che vi raddoppierà la possibilità di vincere, solo ed esclusivamente se siete blogger e dedicherete un post allo SwingAway.
Nel commento dovrete allegare il link alla pagina relativa del vostro blog.

Se avrete rispettato tutti i punti verrà assegnato un numero progressivo ai vostri commenti, che servirà per l'estrazione finale.

Detto questo, la cosa più importante... il Premio!

Ci auguriamo che questo possa essere il primo di una lunga serie di SwingAway, ma non potevamo non mettere al primo posto, quello più importante, lui che è il cuore e l'anima del Lindy Hop, Frankie Manning, e la sua autobiografia: AMBASSADOR OF LINDY HOP.


La copia in palio è in inglese (non ne esiste traduzione, per ora), e verrà consegnata a mano durante la serata "SWING ALL NIGHT LONG!" del 26 novembre a Roma, durante la quale, ospiti di Lalla Hop, estrarremo e proclameremo il vincitore/vincitrice.



Se siete Lindy Hoppers NON POTETE non aver letto questo libro;
ma anche se amate il ballo in generale,
o quel periodo storico,
o semplicemente le storie straordinarie,
è un delitto privarvi del racconto della vita di Frankie Manning,
che è insieme comica, positiva, d'ispirazione
e piena di emozioni.


Ed è davvero il caso di augurare a tutti...


City of Refuge.

Parlare, o meglio, scrivere nuovamente di Genova, ora mi è davvero difficile.

Le scuole sono ancora chiuse, c’è allerta, e la gente comune non smette di darsi da fare con le mani nel fango.
Vorrei che in questi tempi difficili, così come fu durante la depressione economica e la guerra, la musica e la danza che ci fanno sentire vivi, poiché affondano le loro radici nel profondo desiderio di sopravvivenza e risollevamento e orgoglio di un popolo antico, potessero sostenere ed incoraggiare gli amici genovesi.



Condivido con voi, allora, la lettura di un pezzo apparso sul The Journal of Pan African Studies, vol.4, no.6, Settembre 2011.
Mi auguro col cuore che la connessione con queste incredibili, fortissime donne del passato, che seppero trovare nel ballo una grande via di liberazione e coraggio, possa accompagnarvi nei giorni e nei mesi di ricostruzione che verranno.
Don’t ever stop dancing, and swinging, and feeling alive, guys.

Centra
Da:
From Kitchen Mechanics to “Jubilant Spirits of
Freedom”: Black, Working-Class Women
Dancing the Lindy Hop

by Kendra Unruh, Purdue University

[..] social dancing provides an escape as well; simply dancing to a radio at a party in someone’s living room is equivalent to “being let out of jail to be able to forget about the houseful of kids, forget about not having any money” (Petry, The Street 175).”

[..] Il social dancing offre una via di fuga; semplicemente ballare con la radio ad una festa nel soggiorno di qualcuno è l’equivalente di “essere fatti uscire di prigione, per potersi dimenticare della casa piena di bambini, dimenticarsi di non avere nemmeno un soldo”.

“Morris Dickstein explains: the culture of the 1930s is all about movement, not
the desperate simulation of movement we find in the road stories but movement that suggests genuine freedom”. The Savoy Ballroom provided a place where Black, working-class women could reclaim their bodies and remember they are human. As an interracial dance floor and as a place where domestics were “ladies” and not simply workers, these women could momentarily escape the oppression they faced in their daily lives. They could dream about a world in which their dreams could come true.”
“La cultura degli anni Trenta è tutta basata sul movimento, non la disperata simulazione di movimento che troviamo nelle storie “on the road”, ma un movimento che suggerisce vera libertà.”
Il Savoy Ballroom offrì un posto dove le donne lavoratrici Nere potessere reclamare il loro corpi e ricordare a se stesse di essere umane. In quanto pista da ballo interraziale e luogo dove le domestiche fossero “signore” e non mere lavoratrici, lì queste donne potevano momentaneamente fuggire dall’oppressione che affrontavano nelle loro vite quotidiane.
Potevano sognare un mondo nel quale i loro sogni potessero diventare realtà.”

Jacqui Malone:
“Even in the face of tremendous adversity,

it evinces an affirmation and celebration of life. [..] Black dance is a source of energy, joy, and inspiration; a spiritual antidote to oppression” . Indeed, Black, working-class women were able to revolt against repression and find joy even when faced with racism, sexism,
and class exploitation. Jazz music and dance transformed them into, in the words of Rudolph Fisher, “jubilant spirits of freedom”.
“Persino di fronte a tremende avversità,
si evince un’affermazione e una celebrazione
della vita [..]
La danza Nera è una sorgente di energia, gioia e ispirazione; un antidoto spirituale contro l’oppressione”

Invero, le donne Nere della classe lavoratrice furono in grado di ribellarsi contro la repressione e trovare gioia perfino trovandosi ad affrontare razzismo, sessismo e sfruttamento di classe. La musica Jazz e il ballo le trasformò, usando le parole di Rudolph Fisher, in esultanti spiriti di libertà”.

  • Petry, Ann. “The Street” Boston: Beacon, 1985.
  • Dickstein, Morris. “Depression Culture: The Dream of Mobility.” Radical Revisions: Rereading 1930s Culture.
  • Jacqui Malone. Steppin’ on the Blues: The Visible Rhythms of African American Dance.
  • Fisher, Rudolph. “The Lindy Hop.” The City of Refuge: The Collected Stories of Rudolph Fisher.




The rhythm persisted, the unfaltering common meter of blues, but the blueness itself,
the sorrow, the despair, began to give way to hope.

Rudolph Fisher


Lindynerd.


I’m the Lindynerd.

È la prima volta che scrivo per un blog, e non so un granché come cominciare. Fortunatamente a portata di mano ho un buon argomento, il Be-Lindy Zena Camp di Genova, chiusosi qualche giorno fa.

Come posso descrivere questo camp?
Partendo dall’elemento fondamentale, gli insegnanti:
William & Alice, se non erro in formazione inusuale, perchè siamo soliti vedere Alice in compagnia di Thomas Blacharz e William con Maeva. Ma la coppia funziona a meraviglia, in due parole sono Ritmo & Musicalità.
Le loro lezioni erano incentrate su da-ba-bim-dudaaa!
Ci ricordano, ogni volta, che balliamo sulla musica, e che dobbiamo ascoltarla, conoscerla, masticarcela e digerircela, prima di cominciare a decidere quali passi cucirci sopra.

Poi gli incredibili lituani, Mindaugas J. Bikauskas & Giedre Paplaityte, o come dicevan tutti D&G… anche loro hanno invitato le classi a smettere di contare, e a pensare piuttosto le forme, le figure, come elementi spezzettabili e ricomponibili; non più “swing out da 8 tempi”, “send out da 6” e così via, ma movimenti composti da tante parti che vanno, ancora una volta, a cucirsi sulla melodia su cui si balla, sempre diversi.


Giedre l’ho ritrovata ancora più bella, più alta O_o , più sicura e leggera dello scorso anno allo Shout Sister Shout… una fata dei boschi che dal Nord viene a danzare divertita il suo Lindy Hop per noi.

Max & Annie, trovati appena un po’ sfasati (Jet Lag? Stanchezza fisica? Divergenze d’opinione?), sono capaci di air steps che noi umani possiamo solo immaginare…
Annie, lasciate a casa le infami ballerine, ci ha regalato due performances su tacchi che farebbero vibrare i polsi anche ai funanboli del Circo Barnum.
Pitruzzella se ne va a spasso con l’aria del rocker circondato dai fans,
anche se, talvolta, l’impressione che trasuda è quella di un guitto, Tony Manerino dello swing.

No offense.






La vera, indiscussa (almeno nella mia testa, nella quale si discute spesso e volentieri) RockStar è stata lei, the Balboa Dancer, direttamente dalla “sua” amata, nera, New Orleans, la New Orleans di Morton, Bechet e Armstrong, del MardiGras e del Voodoo, Mia Goldsmith ci ha portato, oltre che il suo spiazzante sguardo diretto e la sua energia quasi magica, l’esperienza di anni e anni di ballo, di cultura, di storia di ciò che amiamo e che ci ha portato qui. La sua lezione base di Balboa rimette in discussione (di nuovo!) ogni cosa creduta imparata in passato e fa ripartire da capo, ancora, perché siamo in fondo tutti principianti ed è lo spirito che dovremmo sempre tenere in mente, sia di fronte ai Masters internazionali, che il timido leader che ti invita in pista con tre lezioni alle spalle.
Riprendendo il filo lanciato da Peter Loggins allo Swing Crash, ci ha regalato anche piccole perle di St. Louis Shag, uno stile antico quanto il Charleston, poco conosciuto ma che se padroneggiato è grandioso da ballare persino sui ritmi più sostenuti, inarrivabili al Lindy Hopper più ardito.
Se ne volete un assaggio, digitate “Recap: St. Louis Shag and More with Peter and Mia” su Youtube.




Chiudo con una parentesi che, nulla togliendo all’altissimo valore insegnatorio e danzereccio del tizio in questione, è biecamente imbevuta di ammirazione femminile per questo ballerino fuori dal coro. Andy Spitz non si dà mai le arie, non strombazza mai il suo talento e sorride sempre, arrossisce persino, che è merce rara in una situazione in cui “loro” sono “loro” e noi… beh, solo noi.
E’ bello come il Sole, dotato di una potenza muscolare che ben nasconde sotto un fisico che sembra saper apprezzare anche birretta e cioccolata belga, non si risparmia MAI con gli studenti ed è stato un partner formidabile per Mia.




Molto altro ci sarebbe da raccontare del Be-Lindy, gioie e dolori di un camp storico per quest’Italia ancora lattante in fatto di Lindy Hop: l’organizzazione impeccabile e i livelli indisciplinati, la marching band e le cowgirls indispettite, Genova coi suoi svincoli micidiali e le sue gemelle eccezionali…
Se questo post non verrà sepolto da commenti annoiati o peggio da uno schiacciante silenzio… magari ve ne racconterò ancora un po’.
Lindynerd.
*Mille grazie a Ghilaria Soprani per le foto