giovedì 4 ottobre 2012

Verboten.

Sono due anni che ronzo intorno a un libro.
L'ho prima comprato in inglese, forse troppo presto per il mio english in progress, così mi sono accaparrata una delle poche copie rimaste in commercio di "Musica degenerata. Il jazz sotto il nazismo".
La traduzione italiana mi ha salvato, mi ha permesso di cominciare questo viaggio, spigoloso e a tratti surreale, del musicista/scrittore Mike Zwerin, nel jazz in Europa ai tempi del Terzo Reich.
Un libro che, lo ammetto, non sono in grado di leggere tutto d'un fiato.
Scommetto che fra un anno non l'avrò ancora finito.

E' come una di quelle relazioni che interrompi quando ti coinvolge troppo, quando ti tocca dei nervi che vorresti tenere sedati per sempre.
Però prima o poi torni sempre lì, perché quello che vuoi alla fine è affrontarti e odi chi te lo fa fare, ma lo ami anche.

Colui che l'ha scritto ci ha perso un bel po' di salute, quando negli anni '80 tutti volevano godersi un più che soddisfacente presente e dimenticarsi in un armadio il passato.
E se lo si lascia entrare, leggendolo, questo trombonista dalla penna altalenante come il suo jazz, un po' di salute te la strappa anche a te, assieme a splendidi sorrisi, risate amarognole e più ombre e domande di quante ne avevi all'inizio della pagina.

Tutto questo intro per lasciare qui una traduzione che ho fatto di un piccolo brano del libro; perché intanto il mio inglese cambia e cresce, e mi permetto di pensare che, gratitudine intoccata alla versione italiana, posso migliorarne qualcosina.
Ad esempio la traduzione di "trying a bit too hard to be friendly" con "un po' troppo duro per essere definito amichevole" non mi era andata tanto giù, ecco.

E poi volevo fare un regalino con le mie mani, come faccio ormai da anni, ai miei amici, Lindy Hoppers e non.
Ecco dunque la traduzione, già comparsa su Facebook, ma che volevo affidare alle pagine di questo diario.

"Una sera, durante l'autunno del 1941, Nicolas Dor ascoltava dischi di Lester Young in un bar di Liegi. Le proprietarie erano tre sorelle, che gestivano anche il bordello al piano di sopra. Una di loro venne e disse sotto voce: "Quei due ufficiali tedeschi laggiù vogliono parlarti".
Dor non voleva parlare con loro. "Non parlo tedesco", disse.
"Ma loro parlano inglese", rispose.
Lei era un'amica. Lui un cliente fisso. Non volevano guai.
La signora fece le presentazioni: "Questo è il batterista di cui vi ho parlato".
Dor era il leader di un combo che prendeva a modello John Kirby, il suo idolo. Suonavano alle serate a sostegno dei prigionieri di guerra Belgi - "Every Tub" di Count Basie, "920 Special", pezzi così.
Il programma 'Radio Brussels', della fascia dalle 7 alle 9 del mattino e che aveva un enorme audience fra le persone che si preparavano per andare a lavorare, mandava in onda una jazz band. Musicisti jazz suonavano nei club tutta la notte fino alla fine del coprifuoco alle 6 del mattino, poi andavano alla stazione radio. Ed era pieno di posti in cui suonare all'ora di pranzo.
La Seconda Guerra Mondiale è stata l'età dell'oro del jazz Belga.
"Sappiamo che hai dei dischi di Jimmie Lunceford", disse uno dei tedeschi, calcando un po' la mano nel suo tentativo di essere amichevole.
"Ci piacerebbe ascoltarli, una volta o l'altra. Noi suoniamo la tromba".
Dissero che avevano lavorato con Jack Hylton, un famoso bandleader influenzato da Paul Whiteman, prima della guerra.
Anche se fossero stati fratelli sotto le uniformi, era inequivocabile il sottinteso: si trattava in ogni caso di un ordine.
E chi poteva essere sicuro che fossero chi dicevano di essere?
Dor gli diede il suo indirizzo controvoglia.
Tre giorni dopo, era a cena coi genitori quando suonò il campanello.
Sua madre andò alla finestra ed esclamò: "Ufficiali tedeschi!"
Dor sbirciò fra le tende. "Tutto a posto", la rassicurò, "sono amici miei".

Sospettò che la madre lo avesse sospettato di collaborazionismo, finché, dopo una tazza di caffè, uno degli ufficiali le disse: "Se succedesse che vogliono mandare suo figlio in Germania, mi chiami". Ogni giorno veniva spedita gente al lavoro coatto.
Le appuntò il suo numero di telefono.
Dor e i tedeschi se ne andarono nella sua stanza, ad ascoltare per ore quella "musica americano-negro-giudea da giungla".

La citazione è di Joseph Goebbels, che aveva bandito il jazz, insieme col foxtrot e il tango. Sebbene provasse repulsione per "l'orrida cagnara" del jazz, si rese presto conto che lo swing fra una filippica e l'altra manteneva alta l'audience.
E in ogni caso sia la portata del divieto che la definizione della musica vietata erano entrambe piuttosto vaghe. Nessuno era mai riuscito a definire con successo il jazz, che è una delle ragione per cui lo amo tanto.

Fino a poco prima dell'Offensiva delle Ardenne (l'ultima grande battaglia strategica tedesca sul fronte occidentale dic'44 - gen'45, NdT), la Stan Branders Big Band suonava musica di ebrei americani e compositori neri a Radio Brussels senza censurarne i nomi.

"Softly As In A Morning Sunrise' di Sigmund Romberg," annunciavano. "J'ai Du Rhythme' di George Gershwin".
"Duke's Idea' di Charlie Barnet".
Se questa musica era vietata dalla legge, nessuno sembrava rispettarla.
Quindi non era chiaro se Dor e i tedeschi stessero violando la legge.
Dor controllò con attenzione giù in strada, prima di farli uscire.

Due mesi dopo ricevette l'ordine di presentarsi per un'ispezione medica. Telefonò al tedesco, il quale si presentò, scrisse un appunto, e disse: "Vacci, ma digli che hai già ricevuto lo stesso ordine".
"Questa è la seconda volta che sono dovuto venire qui con un pezzo di carta come questo", disse Dor all'impiegato, che segnalò la cosa al suo ufficiale supervisore.
Ebbero un bel grattacapo controllando gli incartamenti. L'impiegato tirò fuori un documento: "Lei non ha mai ricevuto una copia di questo?"
Cercò di mantenere la calma. Si trattava di un esonero ufficiale, infilato nell'incartamento da un certo trombettista tedesco, riguardante una tubercolosi inesistente.
"No," disse, "mai".
Seccato da quell'inceppo nell'efficenza Ariana, il supervisore timbrò il documento e Dor passò il resto della guerra a suonare pezzi di John Kirby.

Quarant'anni più tardi, divenuto produttore della TV belga francofona, nella splendente sala da pranzo della sede della sua emittente, Dor mi sorrideva dicendo:

"Vedi? Il jazz mi ha salvato la vita".
 
Molti jazzisti non ebbero la sua fortuna.
A loro una promessa, di continuare a farci toccare nervi che mai e poi mai dovremmo lasciare addormentati.